Riflessioni su un delitto

Di Francesca Marinaro

Riflessioni su un delitto

Tra le notizie più scioccanti del 2024 c’è stata sicuramente quella relativa alla strage di Paderno Dugnano, avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre. L’autore è un ragazzo di soli diciassette anni che ha ucciso i genitori e il fratellino di appena dodici, finendo sotto i riflettori nazionali non appena l’accaduto è stato reso pubblico e diffuso nei diversi giornali e telegiornali. Nel corso delle settimane successive al delitto, siamo venuti a conoscenza di molti dettagli circa i possibili motivi che avrebbero portato il diciasettenne a commettere il triplice omicidio e come questo gesto, seppur estremo e irreparabile, “parli” molto della nostra generazione e della condizione psicologica dei giovani d’oggi.

Leggendo gli stralci dei verbali di interrogatorio, salta subito agli occhi il “malessere persistente” e il sentirsi un “estraneo”, così come dichiarato dallo stesso diciassettenne, sensazioni che ai nostri giorni sembrerebbero essere pericolosamente comuni a molti adolescenti. Inoltre, il ragazzo ha dichiarato di provare molto disagio a scuola, nello sport, in famiglia e con gli amici, condizione che l’avrebbe portato a dissociarsi e a “liberarsi” da questo peso con la triplice azione omicida.

In merito alla situazione psichiatrica del diciassettenne nel momento della strage, si esprimerà lo specialista in psichiatria e criminologia Franco Martelli che già nelle sue dichiarazioni iniziali si è soffermato sui problemi relazionali del ragazzo, condizione che, ahimè, non sembrerebbe appartenere solo a lui. Infatti, è la solitudine giovanile che appare essere la principale causa dello stato di malessere generazionale che si sta espandendo sempre di più in quest’ultimo periodo. 

Di fatto, analizzando i comportamenti con cui noi giovani creiamo connessioni amichevoli, possiamo distinguere due tipologie di approccio molto diverse tra loro: c’è chi palesa atteggiamenti eccentrici ed esibizionistici e chi, invece, appare molto timido, risultando a volte chiuso in se stesso. Ed è proprio quest’ultimo caso, quello su cui ci si sta allarmando sempre più, poiché a causa di un isolamento protratto nel tempo si è vista accrescere la condizione di disagio a cui sono spesso sottoposti questi ragazzi, i quali molte volte fanno fatica anche a relazionarsi con le figure adulte di famiglia. 

Sembra quasi che per la nostra generazione chiedere aiuto sia molto complicato, perché noi giovani ci ritroviamo spesso costretti a conformarci a degli stereotipi dettati dalla società, in tal modo non sentendoci liberi di esprimerci o di rivolgerci agli specialisti per farci aiutare. E così facendo, viene sempre meno la nostra capacità di avere piena consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni e, nei casi peggiori, può aver luogo un vero e proprio distaccamento dalla realtà che, a volte, può portare a questi tragici gesti.

Francesca Marinaro

 

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