Il contenuto della circolare numero è riservato.
Pillole di scienza
Quando i numeri non tornano
Ci sono errori che rimangono nella nostra memoria perché ci insegnano quanto sia importante prestare attenzione ai dettagli, soprattutto quando la posta in gioco è alta. Due eventi apparentemente distanti, sia nel tempo che nello spazio, ci mostrano quanto piccoli errori nei calcoli possano portare a grandi conseguenze: il fallimento della sonda NASA Mars Climate Orbiter nel 1999 e il famoso caso del volo Air Canada 143, noto come “Gimli Glider”, nel 1983.
La sonda che non trovò Marte. Immaginate di investire 327 milioni di dollari per un viaggio interplanetario, destinato a rivoluzionare la nostra comprensione del clima marziano. Questo era l’obiettivo della NASA con la Mars Climate Orbiter, una sonda progettata per entrare nell’orbita di Marte e studiare il pianeta rosso. Tuttavia, qualcosa andò storto: nel settembre 1999, anziché entrare nell’orbita prevista, la sonda si avvicinò troppo alla superficie di Marte e bruciò nell’atmosfera. Cosa era successo? La causa fu tanto semplice quanto devastante: un errore di conversione tra unità di misura. Un team di ingegneri aveva utilizzato il sistema imperiale (pollici, libbre) invece del sistema metrico (metri, chilogrammi), creando un’incompatibilità nei calcoli della spinta. In pratica, la NASA aveva un problema di comunicazione… matematica. Questo incidente non solo sottolinea l’importanza di standardizzare le unità di misura, ma dimostra quanto il lavoro di squadra sia cruciale: ogni dettaglio, anche il più piccolo, deve essere verificato e condiviso correttamente.
Un aereo che diventa un aliante. Passiamo ora a un altro errore numerico, questa volta nei cieli terrestri. Il 23 luglio 1983, il volo Air Canada 143 partì da Montréal diretto a Edmonton con carburante insufficiente. Dopo circa 12.000 metri di quota, i motori si spensero, lasciando il Boeing 767 senza potenza in pieno volo. Come fu possibile? La colpa era, ancora una volta, di un errore nei calcoli: il personale di terra aveva confuso libbre e chilogrammi nella misurazione del carburante. Risultato? Il velivolo trasportava meno della metà del carburante necessario per completare il viaggio. Fortunatamente, il capitano Robert Pearson e il primo ufficiale Maurice Quintal riuscirono a planare fino a una pista di atterraggio abbandonata a Gimli, in Manitoba. Grazie alla loro esperienza e a una buona dose di sangue freddo, il “Gimli Glider” atterrò senza vittime.
Che cosa ci insegnano questi errori? Entrambi gli incidenti hanno un elemento in comune: dimostrano come piccoli errori di calcolo o comunicazione possano avere conseguenze enormi. Ma, soprattutto, ci ricordano quanto sia importante l’attenzione ai dettagli, soprattutto in settori come l’aerospazio e l’aviazione, dove la sicurezza dipende dalla precisione. C’è anche un altro aspetto da considerare: la capacità umana di affrontare le emergenze. Nel caso del volo Air Canada 143, l’abilità dei piloti ha trasformato un potenziale disastro in una storia di successo. Questo ci insegna che, anche di fronte agli errori, la prontezza e l’ingegno umano possono fare la differenza.
La scienza come maestra. Questi eventi ci offrono una lezione preziosa che va oltre il mondo della scienza e della tecnologia. Ci ricordano l’importanza di lavorare insieme, di standardizzare le pratiche e di verificare sempre i dettagli. Ma soprattutto, ci mostrano come gli errori possano diventare opportunità per migliorare e imparare. Quindi, la prossima volta che vi trovate a fare un calcolo – magari anche solo per dividere il conto al ristorante – ricordatevi: non sottovalutate mai l’importanza dei numeri. Marte e il “Gimli Glider” ve lo confermerebbero.
prof. Francis Crowther
0