Il valore di una vita: l’omicidio di Iryna

Di Noemi Hera Marcone

 

Il valore di una vita: l’omicidio di Iryna

È da tanti anni che, ahimè, assistiamo sempre di più a morti inconcepibili e incomprensibili. Mesi fa, sui più popolari social e su tutti i giornali, ad esempio, sono state pubblicate le immagini relative all’omicidio di Iryna Zarutska, una ragazza di ventitre anni, rifugiata ucraina scappata dal conflitto che sta devastando il suo paese, uccisa brutalmente su un pullman a Charlotte, nel North Carolina. Iryna è stata accoltellata il 22 agosto da Decarlos Brown Junior, un ragazzo che nel 2011 è stato arrestato per la prima volta e condannato a una pena di cinque anni per rapina a mano armata. 

L’assassinio (o meglio, il femminicidio) di Iryna è diventato virale perché scioccante e registrato dalla videocamera di sorveglianza presente sul mezzo di trasporto su cui viaggiava la giovane, video che ha suscitato scalpore e rabbia a causa dell’indifferenza dei passeggeri e della freddezza con cui l’assassino ha poi pronunciato la frase I got the white girl (“Ho preso la ragazza bianca”, ndr). Nelle immagini si vede Iryna non soccorsa subito a causa del fatto che, evidentemente sotto shock, lei stessa si rende conto solo dopo un po’ d’essere stata pugnalata (azione che, invece, si vede in modo molto chiaro nel video) e del suo sangue che colava, scena surreale ma tragica a tal punto che nessuno dei presenti si accorge nell’immediato del delitto e si avvicina, se non quando per la ragazza era ormai troppo tardi. 

Iryna era una giovane come tutte noi, che tornava dal lavoro e che sognava di diventare un’assistente veterinaria, scappata da una guerra insensata per poi perdere la propria vita senza alcun motivo, uccisa da uno sconosciuto e in un modo assurdo, solo per un vile atto di disprezzo razziale. L’iniziale indifferenza di tutti i passeggeri, poi trasformatasi in nervosismo e rabbia per quanto poco prima accaduto, fa sorgere in noi un senso di estremo disagio per un odio inspiegabile culminato in una tragedia che non doveva accadere. 

Noemi Hera Marcone

 

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