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Il femminicidio è una piaga sociale
Il femminicidio è una delle manifestazioni più estreme della violenza di genere, con un impatto devastante non solo sulle vittime ma sull’intera società. Si definisce come l’uccisione di una donna ed è spesso l’epilogo di un lungo processo di abusi. Questi abusi si sviluppano in contesti culturali e sociali caratterizzati da disuguaglianze di genere e da dinamiche patriarcali, che mirano a mantenere il controllo sul corpo e sulla vita delle donne, negando loro autonomia e libertà. Per secoli, le società patriarcali hanno relegato le donne a una posizione subordinata, attribuendo loro valore solo in relazione al ruolo riproduttivo, familiare o sessuale. In molte culture, la violenza contro le donne è stata non solo tollerata ma anche istituzionalizzata, giustificando il controllo attraverso l’abuso. In Italia, le statistiche mostrano che la maggior parte delle donne uccise lo sono da partner o familiari.
Il femminicidio non è mai un evento isolato. Rappresenta il culmine di una lunga serie di violenze che si manifestano sotto forme diverse: verbale, psicologica, fisica, sessuale ed economica. Inizialmente, la violenza può apparire con atteggiamenti apparentemente innocui, ma col tempo questi comportamenti si intensificano. Un altro aspetto importante riguarda il ruolo dei media. Quando un femminicidio viene descritto come un “delitto passionale” o un “raptus di gelosia”, i media creano una narrazione che deresponsabilizza l’aggressore, trattandolo come una vittima di un impulso incontrollabile. Questa visione contribuisce a “giustificare” la violenza, minimizzandone la gravità. La prevenzione del femminicidio deve essere una priorità sociale e richiede l’impegno di tutti: famiglie, scuole, istituzioni e la società civile. L’educazione gioca un ruolo fondamentale in questo processo. Fin dall’infanzia, i bambini devono essere educati al rispetto reciproco, alla parità di genere e alla gestione non violenta dei conflitti e le scuole devono diventare luoghi in cui i giovani apprendono a riconoscere e a respingere gli stereotipi di genere.
In particolare, i centri antiviolenza svolgono un ruolo cruciale, offrendo rifugio, sostegno psicologico, legale ed economico alle donne che cercano di fuggire da situazioni di abuso. Il sostegno economico è fondamentale, poiché molte donne, proprio per motivi economici, sono costrette a rimanere all’interno di relazioni violente. Allo stesso modo, l’assistenza psicologica è fondamentale per affrontare i traumi profondi causati dalla violenza.
Tuttavia, la lotta contro il femminicidio non può essere delegata esclusivamente alle istituzioni. Ogni individuo ha la responsabilità di combattere la violenza di genere, partendo dai propri comportamenti quotidiani. Il silenzio è uno degli alleati principali della violenza. Le donne, spesso, non denunciano per paura di non essere credute o per il timore di ritorsioni. Creare un ambiente di solidarietà che incoraggi le vittime a parlare e a denunciare è basilare per rompere il ciclo della violenza.
Credo che il femminicidio sia un problema che non riguarda solo le donne, ma l’intera società. Gli uomini, in particolare, devono essere coinvolti attivamente nella lotta contro la violenza di genere, sfidando atteggiamenti e destrutturando comportamenti tossici che contribuiscono alla cultura patriarcale.
Giorgia Polanco
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