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Il cibo è mio amico
I disturbi alimentari sono un fenomeno molto diffuso, soprattutto nell’adolescenza. Quando pensiamo a questo problema, spesso ci viene in mente solo l’anoressia, senza renderci conto che quest’ultima è solo la punta dell’iceberg. Con questo mio scritto vorrei aumentare la consapevolezza su questo fenomeno, perché, come detto prima, ci riguarda da molto vicino e spesso colpisce le persone in modo invisibile.
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito parlare dei disturbi alimentari: ma di cosa si tratta realmente? Essi comprendono una serie di problematiche legate al cibo, che vanno dall’anoressia nervosa (il completo rifiuto di ingerire cibo) alla bulimia nervosa (l’espulsione del cibo ingerito per paura di prendere peso). Sebbene si pensi che i disturbi alimentari siano esclusivamente correlati alla perdita di chili, ne esiste uno altrettanto pericoloso, il binge eating (abbuffate compulsive), che consiste nell’ingestione incontrollata di grandi quantità di cibo, seguita da sensi di colpa e vergogna.
Le ragioni che portano gli adolescenti a sviluppare queste particolari difficoltà sono molteplici. La principale è sicuramente quella di non riuscirsi a vedere bene nel proprio corpo, influenzata molto dal concetto di “perfezione” che viene diffuso dai media, creando in loro la costante paura di essere giudicati dagli altri. In questo caso, il cibo viene usato quasi come una “maschera” per nascondere tutte queste insicurezze o, più semplicemente, per soffocare tutte le emozioni negative che si provano.
E come accennato in precedenza, le cause di questi disturbi sono numerose. Oltre alla difficoltà di accettare il proprio corpo, alcuni studi recenti evidenziano che un altro motivo potrebbe essere una predisposizione genetica, che rende alcune persone più vulnerabili a questo tipo di problemi. Ad esempio, un lavoro pubblicato nel 2020 ha rilevato che individui con variazioni genetiche specifiche sono più predisposti a sviluppare disturbi dell’immagine corporea, specialmente se crescono in ambienti caratterizzati da grande competizione o da ideali estetici irrealistici. Tuttavia, il ruolo del luogo in cui si cresce o, più in generale, di quello in cui si vive quotidianamente, può essere determinante nell’amplificare questa predisposizione. I fattori esterni, infatti, possono influire in modo significativo sul rapporto che un adolescente ha con il cibo e vivere in una situazione difficile, sia familiare che scolastica, non farebbe altro che peggiorare il legame con gli alimenti e col proprio corpo.
E sebbene si pensi che le uniche ripercussioni siano fisiche, non è così. La perdita di peso e i danni a livello digestivo sono sicuramente tra gli effetti più evidenti, ma non sono gli unici. L’impatto psicologico, pur meno visibile, può essere altrettanto devastante. Chi soffre di questi disturbi, infatti, spesso convive con una costante sensazione di vergogna, ansia e isolamento, che spesso peggiora con il passare del tempo. I problemi alimentari devono essere affrontati in tempi rapidi, poiché è necessario ricordare che il periodo di tempo medio per guarire da questi disturbi è di circa sette anni e non sempre si riesce a uscirne completamente. Per questo motivo, è indispensabile saperli riconoscere rapidamente, affidarsi agli specialisti del settore ed evitare di affrontarli da soli.
Michelle Pozzoni
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