Cronaca di una giornata speciale

Del prof. Aldo Scardino

Cronaca di una giornata speciale

“Dopo trent’anni di onorato servizio nel nostro istituto, ci lascia l’emerito prof. Marco Rambaldi”. Così recitava l’incipit di un trafiletto intitolato “La dipartita”, pubblicato tempo fa nelle pagine centrali del giornalino della scuola. Evitando ogni possibile fraintendimento, l’articolo chiariva di seguito che il venerando docente di materie letterarie nelle classi del triennio alla fine dell’anno in corso sarebbe andato in pensione.

Era arrivato finalmente il suo ultimo giorno di lezione. Il prof. Rambaldi quella mattina si era svegliato con l’impressione di trovarsi su una nuvola: aveva la testa imbambolata e si sentiva dentro un’allegra, quasi ebete, ebbrezza. Con quello stato d’animo aveva percorso il tragitto che lo portava al liceo “I. Newton” guidando in una sorta di trance; si era lasciato prendere dalle canzoni che trasmetteva la radio, in particolare dal pezzo “Ma il cielo è sempre più blu”, che aveva trovato la migliore colonna sonora per quella giornata: ne aveva canticchiato il refrain alzando ogni tanto gli occhi proprio al cielo, che gli era apparso di un azzurro perfetto. Per l’occasione gli era anche sembrato che la strada fosse tutta sua e tutti volessero lasciarlo passare. Il traffico era difatti quasi assente e lui, mentre le ultime note della canzone di Rino Gaetano sfumavano, aveva raggiunto rapidamente il liceo. Ne aveva varcato il grosso portone con un’aria trionfale: per un attimo si era immaginato come un attore che sfila sul red carpet di qualche nota mostra cinematografica, firmando autografi a schiere di fans in delirio. Quel giorno, dopo il suono dell’ultima campanella, il prof. Rambaldi era stato accolto in aula magna da uno scroscio di applausi e uno striscione su una parete che diceva: PER SEMPRE CON NOI, CARO MARCO. Tutto ciò gli aveva provocato un leggero imbarazzo ma anche un certo compiacimento. Il Dirigente, da parte sua, aveva tenuto il suo bel discorso, sciorinando le qualità del docente e gli ottimi risultati da lui raggiunti. Poi il vice come riconoscimento per i numerosi anni di insegnamento gli aveva consegnato un piccolo pacco e lui l’aveva scartato davanti a tutto il collegio: vi era contenuto un album con le foto di tutti coloro che avevano insegnato nella scuola negli ultimi trent’anni. Si era commosso il prof. Rambaldi, sempre in quello stato di leggera euforia in cui la sua mente continuava a veleggiare, e aveva balbettato qualcosa per ringraziare. Alcuni a questo punto gli avevano chiesto: “Caro il nostro Rambaldi, e adesso? Cosa pensi di fare… da grande?” Ma lui non aveva saputo cosa dire. Era sbiancato in volto, e d’un tratto aveva sentito vacillare la sua nuvola. Già, a questo non aveva mai pensato. Cosa avrebbe fatto dopo? D’improvviso quella parola, dopo, se l’era sentita addosso come un peso, un piccolo macigno che rischiava di farlo cadere giù dalla nuvola. Il futuro: come sarebbe stato per lui che non frequentava le panchine dei parchi, né i cantieri, e neppure amava giocare a carte o alle bocce o praticare il giardinaggio? Per tutta risposta aveva alzato le spalle come chi non sa come giustificarsi per chissà quale misfatto, aveva salutato tutti con un sorriso forzato e mestamente si era avviato con l’album sottobraccio per l’ultima volta all’uscita della scuola. Quindi era salito sulla sua Panda e aveva acceso la radio, ma da essa, invece che musica, era uscito solo un fastidioso gracchiare. Poco dopo l’auto veniva risucchiata dal gorgo del traffico. Intanto sulla città il cielo si faceva scuro.

Prof. Aldo Scardino

 

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