Il fenomeno delle “Baby gang”

Di Francesca Marinaro

Il fenomeno delle “Baby gang”

Dopo il boom del 2022, la percentuale di ragazzi che fanno parte di una “baby gang” (particolare fenomeno di criminalità organizzata giovanile) sta lievemente calando, anche se i reati commessi da questi ultimi stanno diventando, con il passare del tempo, sempre più socialmente allarmanti: dal bullismo e aggressioni fisiche al vandalismo, fino alla commissione di reati ancora più gravi, come il traffico di droga, rapine e stupri, che molto spesso colpiscono i loro stessi coetanei. Tutto ciò rappresenta per le comunità e le istituzioni una sfida complessa, poiché spesso, alla radice di questi eventi, c’è un disagio familiare, una mancanza di integrazione o un’assenza di modelli positivi di riferimento.

Nell’ottobre del 2022 è stato condotto uno studio dal Centro di ricerca interuniversitario Transcrime, sulla cui base è stato meglio definito il concetto di “gang giovanile”: i dati raccolti, infatti, dimostrano che queste bande sono composte da giovani di età compresa tra i 15 e i 17 anni, che tendono ad agire senza una precisa struttura organizzativa e, spesso, anche senza moventi specifici, manifestando in tal modo un profondo malessere giovanile. E tra le notizie di cronaca più preoccupanti riguardanti questo fenomeno c’è indubbiamente quella relativa a una studentessa dell’IIS Majorana di Bari, la quale nel febbraio del 2023 è stata ripetutamente minacciata da alcuni compagni che hanno poi finito per stalkerarla. Oppure la vicenda, verificatasi nella nostra vicina Milano, di alcuni ragazzi aggrediti violentemente da una baby gang, su cui, ancora oggi si sta lavorando ai fini dell’identificazione dei colpevoli.

Ma come si risponde efficacemente a questo fenomeno? Alcune istituzioni hanno le competenze per intervenire da un punto di vista giuridico, quindi facendo sì che i minori coinvolti in questa tipologia di reati svolgano lavori socialmente utili alla società e, anche, alla loro condotta. Ma secondo il prefetto Vittorio Rizzi, direttore del “Dipartimento delle informazioni per la sicurezza”, si dovrebbe proporre un approccio ancora più ampio e completo, che consideri anche gli aspetti familiari, sociali e psicologici, in modo tale da poter garantire un ambiente che possa essere il più sicuro possibile per la società e, nello specifico, per i giovani.

E, al fine di poter impedire i comportamenti devianti della fascia giovanile degli adolescenti, sono stati ideati molti progetti, tra i quali “Prefigurare il futuro”, creato nel 2017 dalla Fondazione Patrizio Paoletti per formare insegnanti, genitori e studenti ad allenare la loro intelligenza emotiva, fornendo strumenti di autoregolazione, e con l’obiettivo di prevenire l’ansia, la depressione e lo stress ma anche la diffusione di fenomeni molto preoccupanti e altrettanto pericolosi come il bullismo e l’aumento dell’aggressività nei giovani.

Francesca Marinaro

 

 

 

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