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La Luce che unisce: dal Solstizio al viaggio dei Magi
Il Natale cristiano celebra la nascita secondo la carne di Gesù, il mistero della sua Incarnazione: “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv, 1, 9). Tuttavia il suo messaggio si inserisce in una sinfonia spirituale che risuona in ogni angolo del globo. Nelle culture antiche, la celebrazione della luce era un rito stagionale potente, spesso legato al solstizio invernale: pensiamo alle Saturnalia romane o ai culti del Sol Invictus, dove l’uomo implorava la vittoria sulla notte più lunga.
Questa ricerca di chiarore è un filo conduttore che lega religioni distanti: dall’ebraica Hanukkah, la Festa delle Luci che commemora un miracolo luminoso, alla sfolgorante Diwali indù, dove miriadi di lampade simboleggiano la vittoria della conoscenza (luce) sull’ignoranza (oscurità). Anche nel mondo islamico, an-Nūr (la Luce) è uno dei nomi e attributi fondamentali di Dio, la guida che illumina il sentiero dell’uomo. In sostanza, l’umanità intera ha sempre celebrato la necessità di una luce che scacci l’ombra, fisica o spirituale possa essere.
In questo vasto panorama di fedi, i Magi assumono un ruolo iconico e universale. Non erano sovrani nel senso stretto, ma sapienti, astronomi e studiosi, probabilmente provenienti dalla Persia. La loro grandezza non risiede nell’essere ebrei o cristiani, ma nell’essere cercatori di luce. Non si sono accontentati della loro saggezza acquisita: quando una stella, un segno celeste, ha sfidato le loro conoscenze, si sono messi in viaggio. Il loro pellegrinaggio, intrapreso con curiosità, umiltà e coraggio, simboleggia la disponibilità ad abbandonare le proprie certezze per mettersi alla ricerca di una Verità superiore e inaspettata. Le loro offerte – l’oro, l’incenso e la mirra – sono il dono della loro ricerca intellettuale e spirituale al mistero che hanno scoperto.
I Magi sono, dunque, l’eterno simbolo dei cercatori di verità di ogni tempo. La lezione dei Magi è un invito universale e un esempio pratico per tutti noi. Mettersi sulle loro tracce e nel loro spirito significa fare proprio il loro coraggio: coltivare la curiosità insaziabile, non accettare risposte superficiali e intraprendere il proprio personale viaggio interiore. Non dobbiamo per forza affrontare deserti e carovane, ma dobbiamo essere pronti ad affrontare l’ignoto dentro di noi, a interrogarci continuamente e a non smettere mai di seguire la stella della nostra coscienza. La ricerca della Luce non è un evento, ma un cammino costante.
prof. Diego Zoia
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