Il mio Erasmus a Gandìa

Di Giada Evangelista

Il mio Erasmus a Gandìa

Ciao a tutti, sono Giada Evangelista, studentessa de quarto anno del corso “Servizi Culturali e dello Spettacolo” e quest’anno ho avuto la formidabile opportunità di poter partecipare alla mobilità Erasmus+ in Spagna, nella scuola IES Veles e Vents di Gandìa. In questo momento mi trovo proprio qui, in un appartamento vista mare e sta per iniziare la mia quarta e ultima settimana, periodo in cui, sin da subito, ho notato molte differenze tra la Spagna e l’Italia, dal cibo, ai prodotti, fino all’istruzione. 

Le scuole qui sono molto diverse rispetto alle nostre, e partirei con un esempio un po’ particolare, ovvero la campanella del cambio dell’ora. Infatti, in Italia, come tutti ben sappiamo, abbiamo il classico squillo della campanella che sveglia qualunque studente, anche quello che ha fatto nottata il giorno prima, mentre qui in Spagna le ore scolastiche sono scandite dalla musica (cosa che, ho notato, credo sia una caratteristica fondamentale di molte persone) che cambia ogni settimana e spesso varia anche in base al periodo in cui ci si trova (Natale, Halloween o altro). Altro esempio che mi preme fare è riferito alle attrezzature e ai laboratori presenti nella scuola: qui, infatti, possiedono numerose attrezzature e sono dotate di ampi laboratori, dallo studio fotografico a un corridoio interamente dedicato agli studi di registrazione e di doppiaggio, compresi anche alcuni strumenti musicali. 

Qui gli studenti sono molto più liberi durante le varie ore, se hanno dei progetti da fare fuori da scuola possono uscire tranquillamente e girare il posto in totale libertà, ovviamente poi rientrando nell’istituto in un orario preciso. All’intervallo possono anche uscire dalla scuola e andare dove vogliono, ma devono tornare prima della fine dello stesso. E poi c’è un dettaglio che mi ha molto colpito: gli studenti si rivolgono ai loro professori chiamandoli per nome e non con il classico appellativo “prof”, avendo infatti con essi un rapporto più stretto rispetto a noi in Italia, in cui invece tendiamo a mantenere un po’ le distanze sia professionali che personali. Inoltre, l’uso dell’attrezzatura è gestito in modo molto diverso, ovvero i prof autorizzano a prenderla e devono essere presenti quando viene utilizzata, ma la responsabilità durante il suo utilizzo è totalmente a carico degli studenti.

Le persone qui sono cordiali, anche se molte non parlano inglese, ma in un modo o nell’altro ci si riesce sempre a capire quando si ha bisogno di qualcosa. Il cibo è molto diverso rispetto al nostro e alcuni piatti non sono buoni: ovviamente, a tutte noi manca il cibo italiano, specialmente le nostre specialità tipiche che qui non sono presenti.

In conclusione vorrei ringraziare le mie compagne Nicole Graziano, Ilaria Zaffanella ed Eleonora Pastore, che stanno vivendo con me questa magnifica esperienza, le proff. Colombo e Naso, che ci hanno accompagnate in questo viaggio, e le proff. Currò e Crimi, responsabili Erasmus della nostra scuola.

Giada Evangelista

 

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