L’educazione all’affettività a scuola: un’arma contro la violenza

Della prof.ssa Francesca Caccavale 

L’educazione all’affettività a scuola: un’arma contro la violenza

La cronaca e l’esperienza diretta della vita quotidiana nella scuola, sia negli ambienti dedicati specificamente alle attività didattiche sia negli spazi meno formali, ci mettono di fronte ad un problema che non possiamo più ignorare e di fronte al quale le iniziative attualmente messe in campo si sono rivelate assolutamente insufficienti e poco efficaci. Le cronache degli ultimi anni raccontano, purtroppo, di un aumento preoccupante di episodi di violenza giovanile, bullismo, cyberbullismo, revenge porn, violenza di genere e relazioni tossiche tra adolescenti. Secondo dati ISTAT e recenti ricerche educative, una percentuale significativa di ragazzi e ragazze ritiene “normali” comportamenti di controllo all’interno della coppia, confondendo spesso il possesso con l’amore. Questo evidenzia una profonda lacuna educativa che non può essere ignorata. Inoltre, molte delle vittime di violenza, anche in età adulta, affermano di non aver mai avuto strumenti, né nella famiglia né a scuola, per riconoscere segnali di pericolo o per sviluppare un’autentica consapevolezza di sé e dei propri diritti. In questo senso, l’intervento precoce nelle scuole secondarie superiori rappresenta una forma di prevenzione a lungo termine.

In un’epoca in cui i giovani crescono immersi in un flusso costante di immagini, parole e modelli spesso distorti, l’educazione all’affettività nella scuola secondaria di secondo grado è diventata una necessità. La scuola svolge un centrale nella formazione delle nuove generazioni, ha il compito non solo di trasmettere conoscenze, ma anche di formare cittadini consapevoli, capaci di relazionarsi in modo sano e rispettoso con gli altri. In questo contesto, promuovere programmi strutturati di educazione affettiva e prevenzione della violenza diventa un passo fondamentale verso una società più giusta, empatica e sicura. Quanto effettivamente viene fatto nelle scuole attualmente si rivela insufficiente e inefficace. I punti critici rilevati riguardano principalmente i seguenti aspetti: mancanza di un programma organico che accompagni i ragazzi nella crescita, nell’apprendimento della gestione delle emozioni e nella costruzione di relazioni sane e proficue negli ambienti scolastici e non; gli interventi messi in campo sono spesso sporadici, isolati, non coordinati e quindi scarsamente efficaci; i docenti spesso non hanno gli strumenti per offrire risposte concrete nel momento in cui si verifica un caso di violenza tra pari, violenza domestica confidata a un insegnante, bullismo o cyberbullismo, difficoltà di socializzazione, discriminazione e quant’altro.

Il quadro che emerge è complesso e richiederebbe l’intervento di esperti che possano offrire delle risposte concrete, sia in termini di educazione e prevenzione, sia in termini di gestione del problema quando questo si concretizza in un caso specifico.

In questo contesto i docenti dovrebbero essere meglio preparati a gestire l’emergenza e avere dei riferimenti immediati in enti esterni competenti, presenti sul territorio. La scuola è, per molti adolescenti, il primo spazio sociale in cui si sperimentano relazioni significative al di fuori della famiglia. È qui che si sviluppano le prime amicizie profonde, le prime relazioni sentimentali, ma anche i primi conflitti, le incomprensioni e, in alcuni casi, le prime esperienze di esclusione, discriminazione o sopraffazione. Insegnare a riconoscere le emozioni, a esprimerle in modo sano, a comprendere i propri e gli altrui bisogni, significa fornire ai giovani strumenti fondamentali per prevenire comportamenti aggressivi, possessivi o violenti.

L’educazione all’affettività, se inserita all’interno dei programmi scolastici con continuità e serietà, può contrastare alla radice dinamiche che altrimenti rischiano di esplodere in forme di violenza verbale, psicologica, fisica o sessuale. Insegnare il rispetto dei confini altrui, il valore del consenso, la parità di genere e la gestione dei conflitti sono competenze che hanno ricadute concrete sulla qualità della convivenza civile. Occorre promuovere un’educazione all’affettività come competenza trasversale, che coinvolga tutte le discipline e tutti gli attori scolastici. Tutti possono contribuire con approcci diversi, a sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze la capacità di pensare criticamente, di mettersi nei panni dell’altro, di costruire relazioni sane e paritarie. Fondamentale è anche il coinvolgimento di esperti esterni – psicologi, pedagogisti, educatori, centri antiviolenza – che possano offrire un supporto concreto e professionalizzato, nonché formare i docenti ad affrontare temi delicati con competenza e sensibilità.

L’obiettivo ultimo dell’educazione all’affettività significa accompagnare i giovani nella costruzione della propria identità emotiva e relazionale, rendendoli più forti, più liberi e meno vulnerabili a dinamiche di violenza. Una scuola che investe su questo è una scuola che prende sul serio la responsabilità educativa, il proprio ruolo nella prevenzione della violenza e nella promozione del benessere.

Ed è a tal proposito che su LeoRipaNEWS inaugureremo una rubrica molto speciale, Raccontami…, tramite la quale chiunque di voi lettrici e lettori potrà inviare una mail in cui narrare la propria esperienza, le proprie difficoltà o i propri dubbi, direttamente alla prof.ssa Lucia Iovinella (lucia.iovinella@davinciripamonti.edu.it), docente del nostro Istituto, nonché psicologa e psicoterapeuta, la quale risponderà pubblicando lettere in cui darà i suoi consigli e le sue spiegazioni, su ogni caso che le sarà sottoposto, e in cui tutti i dati e i riferimenti personali saranno, ovviamente, eliminati per rendere la risposta anonima, a tutela della privacy di ognuno di voi. 

Prof.ssa Francesca Caccavale 

 

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